Presente e futuro della sostenibilità in Italia: analisi dei dati e strategie per il raggiungimento degli obiettivi

L’Italia è un paese sostenibile? Insomma.

A dirlo è il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) dello scorso anno presentato alla Camera dei Deputati.

Asvis è una gigantesca organizzazione che conta sull’appoggio di più di 170 società in Italia ed è nata con l’apporto di esperti del settore per inquadrare la situazione dello sviluppo sostenibile nel Paese.

L’Italia, da quanto si evince dal Rapporto, è ancora molto indietro rispetto ad altri paesi europei (i soliti scandinavi e continentali, per esempio), ma un passo avanti rispetto a Grecia, Spagna, Repubblica Ceca. L’analisi del Rapporto è lucida e coerente con la percezione del cittadino: l’Italia è indietro per quanto riguarda la dimensione economica, un po’ meno per quella sociale, ancora peggio per quella ambientale, più che altro per la scarsa efficienza energetica e l’alto tasso di inquinamento.

Povertà e diseguaglianze, disoccupazione e degrado: ecco gli indicatori sui quali riflettere e migliorare. Un po’ meglio l’educazione e la salute (leggi alimentazione, soprattutto). In ogni caso, la distanza dagli obiettivi di Sviluppo Sostenibile è molta, ma non incolmabile.

Ciò che spaventa dai dati raccolti dal Rapporto, però, è l’allarme per quanto riguarda la capacità del Bel Paese di adottare strategie utili a garantire un futuro ai giovani e alle prossime generazioni, alla lotta ai cambiamenti climatici, all’economia in generale.

Il cambiamento, secondo gli esperti e non solo, deve avvenire principalmente a livello culturale: serve un approccio integrato tra la dimensione economica, sociale e ambientale, con un nuovo obiettivo fissato per il 2030. Politiche coordinate e strategie che lavorino in sinergia: ecco la strada per il cambiamento che verrà proposta, e ci auguriamo condivisa, agli esponenti politici per la prossima programmazione economica e finanziaria, per alzare l’asticella del benessere, dell’equità sociale e avvicinarci ai paesi europei più virtuosi, sempre nell’ottica della sostenibilità.

Vediamo nello specifico i risultati emersi rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile prefissati.

Buoni risultati per obiettivi quali: fame e alimentazione, la salute e il benessere, la qualità dell’educazione, il tema delle uguaglianze di genere, la giustizia, le infrastrutture, i modelli di consumo sostenibili, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, la tutela del mare.

Peggioramenti invece sul fronte della povertà (preoccupante il numero delle famiglie che versano in condizioni di povertà assoluta), della gestione delle acque, dell’ecosistema terrestre e delle diseguaglianze economiche e sociali.

Invariati i risultati di occupazione, energia, cooperazione internazionale, città sostenibili.

A tale proposito, le indicazioni fornite dal Rapporto sono molto chiare: la sostenibilità in Italia può migliorare fino a raggiungere gli obiettivi stabiliti soltanto con un cambiamento di rotta politica, soprattutto nei settori dell’energia e dell’attenzione all’ambiente, nelle politiche riguardanti gli investimenti sul capitale umano e finalizzati alla riduzione delle diseguaglianze, oltre che al miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti nelle città.

Questo attraverso l’attuazione delle indicazioni stabilite dell’Accordo di Parigi e della Strategia Energetica Nazionale, con il rafforzamento della Garanzia Giovani, con l’Industria 4.0 e con la Banda Larga, con il miglioramento dell’Istruzione.